Il famoso archeologo Gordon Childe ebbe a dire che il più grande progresso nella Storia dell’Umanità fu certamente rappresentato dalla trasformazione che portò l’uomo del Paleolitico, cacciatore e raccoglitore (2,5 milioni di anni fa fino a 10.000 anni fa), all’uomo agricoltore ed allevatore del Neolitico (da 8.000-5.000 anni fa fino a 3.500 anni a.C.).

Come tutte le grandi rivoluzioni sociali, culturali ed economiche tale trasformazione non avvenne all’improvviso. Ci vollero, infatti, circa alcuni millenni (da 2.000 a 5.000 anni a seconda dei siti considerati) durante i quali, a parte le modificazioni di ordine tecnologico e culturale nelle industrie (ad es. litiche e ceramiche), l’uomo “imparò ad allevare gli animali e coltivare le piante”. Tale epoca di transizione viene oggi definita come Mesolitico.

Analogamente, nell’epoca moderna, il XIX secolo rappresentò per la Storia dell’Umanità una sorta di “Mesolitico Industriale”. Alla fine di questo periodo che durò poco più di 150 anni, l’uomo imparò di nuovo a coltivare piante ma stavolta al suo servizio non aveva amigdale o falcetti fatti con costole di bue bensì si avvaleva di nuove tecnologie basate sui progressi che la Chimica e la Fisica avevano in quegli anni perseguito.

Il sito industriale della Montecatini impiantato a Piano d’Orta nei primi anni del ‘900 rappresenta una delle massime espressioni di questo progresso prima scientifico poi industriale: un punto d’arrivo del cammino tecnologico che dalla nascita della Chimica dell’Azoto porterà al Primato Pianodortese.