A differenza degli altri due nuclei produttivi di Bussi e Pratola, in cui i complessi residenziali erano situati in aree periferiche, lontane dal centro urbano, nel “Villaggio Operaio” di Piano d’Orta la matrice urbana si fuse con il complesso industriale. Tale unione venne indicata come un esempio di organizzazione e modernità.
Questo era un complesso dotato di tutti i servizi essenziali per la vita delle persone e di luoghi dove trascorrere momenti di svago ed aggregazione. C’erano campi di calcio e tennis, rappresentazione di una condizione privilegiata, la sala cinematografica (la prima della Val Pescara), il Dopolavoro con sale da gioco e il biliardo. Erano presenti la mensa, il refettorio e spacci aziendali che garantivano benefici economici ed erano provvisti di ogni tipo di prodotto.
Venivano, inoltre, organizzate manifestazioni culturali, colonie estive per i figli dei dipendenti e gite sociali.
Nell’immaginario la complessità urbanistica raggiunta dall’impianto pianodortese rielabora la descrizione fornita dalla delibera comunale del 1900 in cui Piano d’Orta viene descritta come “località isolata, lontana dai centri abitati”.