L’Italia del 1800

La Questione Energetica ed infrastrutturale

Lo Sviluppo dell’economia industriale e manifatturiera in una determinata regione dipende da molteplici fattori rappresentati per lo più dalla morfologia del territorio, dalla presenza di un sistema infrastrutturale efficiente e dalla disponibilità di materie prime ed energia. Per la sua natura montuosa, l’Abruzzo del 1800 verteva in una condizione di grande arretratezza ed isolamento. Inoltre, come per il resto dell’Italia, la scarsità di carbone, principale fonte di energia, rendeva impossibile l’avvio di qualsiasi processo produttivo.

A titolo esemplificativo, in una prima indagine commissionata dal Governo negli anni 1870-1874, le Camere di Commercio dell’Aquila, Chieti e Teramo definirono le realtà produttive abruzzesi “irrazionali ed empiriche” e tra queste solo alcune avevano una certa visibilità a livello nazionale. I casi degni di nota riguardano l’industria del vetro (Ditta Forcioni di Chieti), per la produzione di saponi (Giuseppe Colalè di Lanciano e Giosuè Mammarella di Bucchianico) insieme con le produzioni di alcolici e loro derivati (Fratelli Toro di Tocco da Casauria). 

Nella realtà l’Abruzzo del 1800 appariva in parte ancora come una regione frammentata, sofferente per l’isolamento determinato alla complessa morfologia territoriale, nella quale persistevano fenomeni di estremo disagio sociale (Brigantaggio) ed economie basate sulla pratica armentizia.  

Giovane pastore abruzzese, 1874 - "Italy from the Alps to Mount Etna" University of Illinois Library bookplate: "From the library of Conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana Lazelada di Bereguardo, purchased 1921"
Il brigante Nunzio Tamburini (1868) - "BRIGANTI & PARTIGIANI" Barone, Ciano, Pagano, Romano - Ed. Campania Bella e da "PIEMONTISI, BRIGANTI E MACCARONI" di Ludovico Greco, Guida Editori, Napoli, 1975

Verso la fine del XIX secolo, la costruzione di assi ferroviari e l’adozione dei primi motori a combustione interna (MCI) a gas (1880), più vantaggiosi delle macchine a vapore, aumentarono le potenzialità di sviluppo industriale anche per quei territori da sempre considerati impervi e relitti come gli Abruzzi.

Gli interventi di bonifica nella Val Pescara imposero, inoltre, la costruzione o il potenziamento di tutte infrastrutture necessarie per i collegamenti con Roma (oramai capitale del Regno) e con Napoli (la città più popolosa dell’epoca).

“Carta dei diversi progetti di ferrovie riguardanti le provincie abruzzesi” - Biblioteca provinciale “Melchiorre Delfico” Teramo, Fondi antichi (Public domain)
Osservatorio ximeniano, modello del motore a scoppio barsanti-matteucci (Credit: I, Sailko)

Contemporaneamente anche la tecnologia della Corrente elettrica aveva fatto passi da gigante. Fino al 1881, la principale limitazione dipendeva dall’utilizzo di Corrente continua che costringeva il raggio di azione di una centrale a circa 600 mt. Tra il 1882 ed il 1885, con l’adozione del Trasformatore, nasce la Corrente alternata e nel 1891, durante l’Esposizione Industriale di Francoforte (Germania), ci fu la dimostrazione del trasporto di energia su grande scala (175 Km) senza notevoli perdite di potenza: erano state gettate le basi delle moderne reti di distribuzione elettriche.  

A livello nazionale, il problema energetico verrà definitivamente superato con l’avvento della Produzione idroelettrica. Il 28 settembre 1898 entra in servizio a Paderno d’Adda la Centrale Idroelettrica “Bertini” realizzata dalla Edison: questa rappresentò l’inizio dell’evoluzione della ancora incipiente industrializzazione italiana e, cosa più importante, sancì la fine della dipendenza dal carbone.

Centrale Idroelettrica “Bertini”. Credit: merateonline.it
Centrale Idroelettrica “Bertini”. Credit: kingleo - Comuni-Italiani.it

Per quel che concerne l’energia idroelettrica, va evidenziato che l’Italia, d’improvviso, si trovò in grande vantaggio rispetto ad altri paesi certamente più poveri di corsi d’acqua e di morfologie territoriali idonei all’istallazione di centrali. Nel quadro europeo all’inizio del ‘900 altri paesi, quali ad esempio la Germania, presentavano una notevole scarsità di potenziali idroelettrici.

Fu così che, sia nel panorama nazionale che nell’Abruzzo frammentato dalle montagne, le nuove infrastrutture, la disponibilità di energia idroelettrica uniti agli avanzamenti tecnologici nei processi produttivi amplificarono le opportunità di sviluppo.

Tutto questo comportò che nel quadro europeo, per determinate produzioni quali ad esempio quella del Carburo di Calcio, al fine di mantenere un prezzo conveniente rispetto ai costi di produzione, un paese come l’Italia risultò particolarmente attrattivo in quanto ricco di risorse idriche e di manovalanza disposta a lavorare nei nuovi impianti, per l’epoca prototipi di avanguardia tecnologica.

Lampada ad acetilene (Credit: carburo.it)
Carburo di Calcio dopol'esposizione all'aria (Credit: Rjb uk di Wikipedia in inglese)

Per quel che concerne l’Industria dell’Azoto, secondo studi economici di settore, nella nostra penisola il Carburo di Calcio si poteva ottenere a 15–16 Lire il quintale. Il prezzo dell’azoto contenuto nella Calciocianamide sarebbe, quindi, stato di una Lira al chilo, inferiore cioè al prezzo dell’azoto contenuto nel Nitrato di Sodio NaNO3 o nel Solfato Ammonico SO4(NH4)2 . 

Tutti questi processi micro- e macroeconomici appena descritti, funsero da forzante per l’avvio di nuovi e innovativi processi di trasformazione socio-economica delle comunità umane dell’epoca.

E proprio la storia che racconteremo in questo portale web, inerente Piano d’Orta e la sua “Comunità”, rappresenta, nel panorama italiano ed europeo, uno degli esempi, allo stesso tempo, virtuosi, innovativi e tragici in quanto incarna la “tesi, antitesi e sintesi” del progresso tecnologico, sociale ed economico dell’uomo, foriero, nel breve periodo, di benefici, nel lungo periodo, invece, di sacrifici ambientali ed ecologici spesso irreversibili.

LE CENTRALI IDROELETTRICHE DI TREMONTI E COLLE MORTO

CENTRALE IDROELETTRICA DI TREMONTI – Primo salto sul Fiume Pescara

Completata sul finire del 1907 in prossimità delle Gole Tremonti. Presentava 4 condotte forzate di 2,20 m di diametro e 100 m di lunghezza. La portata idrica delle canalizzazioni era di circa 40 m3/s con una vasca di carico di 1.750 mc. ed un salto utile di 28,50 m. La centrale alimentava 4 unità da 3.000 CV (Turbine Francis fornite dalla Soc. Riva di Milano) collegate ad Alternatori da 1.900 KW a 6.000 Volts di proprietà della SME. La centrale forniva energia oltre che ai nuclei industriali di Bussi e Piano d’Orta anche all’Unione Esercizi Elettrici della Vallata del Pescara.

Centrale idroelettrica "Gole Tremonti" (Anno 1906) - Tratto da "Bussi-Piano d'Orta Profilo storico di un importante complesso elettrrochimico" p.169 - M. Benegiamo Ed. Blufactory

CENTRALE IDROELETTRICA DI TREMONTI – Secondo salto sul Fiume Pescara

Completata nel 1912 su un’altura di Colle Morto a Sud-Est dell’insediamento industriale.

All’epoca della costruzione, le sue 4 condotte forzate di 2,30-2,10 m di diametro erano lunghe 350 m e assicuravano un salto utile di ben 75,90 m. La portata idrica delle canalizzazioni normalmente era di circa 30 m3/s fino ad un massimo di 40 m3/s.

La centrale alimentava 4 unità da 9.000 CV (Turbine Francis fornite dalla Soc. Riva di Milano) collegate ad Alternatori da 6.000 KW a 6.000 Volts di Proprieta della SME.

Il canale di carico della stessa ha origine nel bacino di scarico del Primo Salto del Pescara nelle Gole Tremonti. Il canale di restituzione (50% in galleria) sbocca nel Pescara dopo in percorso di circa 1 km. L’energia prodotta dalla centrale veniva quasi integralmente trasferita nel centro siderurgico di Napoli.

Centrale idroelettrica di Piano d'Orta Anni '20 - (Foto: Danilo Di Amico)