Gli anni venti
Dalla SIPA al colosso industriale della Montecatini
All’inizio degli anni ’20, la SIPA si trovò ad affrontare tre principali problemi.
1. DIFFICILE REPERIMENTO DI MATERIE PRIME
Questo problema fu risolto mediante un accordo con la Società Agraria di Domodossola per la vendita fino al 1948 dell’intera gamma di fertilizzanti prodotti dalla società piemontese. Inoltre, nel corso del 1920, per dar respiro al mercato della calciocianammide soffocato dalla concorrenza delle industrie germaniche, la SIPA strinse accordi col sindacato tedesco: le società alemanne avrebbero venduto calciocianammide in Italia rivolgendosi preventivamente alla SIPA che avrebbe in ogni caso mantenuto la preferenza degli acquisti.
2. RIAMMODERNAMENTO DELL’IMPIANTO PIANODORTESE PER LA PRODUZIONE DI ACIDO SOLFORICO
Nel 1922, l’impianto pianodortese fu chiuso per dare avvio al processo di riammodernamento dell’apparecchio solforico. Il progetto prevedeva l’istallazione di un nuovo reparto produttivo non più basato sul metodo catalitico a contatto bensì sul Metodo delle Camere di Piombo. Questo avrebbe permesso una capacità produttiva a pieno regime di 200.000 quintali annui di Acido Solforico: 50 mila destinati alla fabbrica di Solfato di Rame per conto della Montecatini, una quantità leggermente maggiore per la produzione di 20 mila quintali di Perfosfati ed il resto destinato alla vendita.
3. CONCORRENZA CON LA KERKA, GRUPPO FORMATO DA SOCIETÀ INGLESI, FRANCESI E SVIZZERE
In questi anni la Kerka cercò di conquistare il mercato italiano della Cianammide. Nello stesso periodo nasce in Egitto la Società Generale per la Cianamide una holding tra North Western, SIPA e Kerka: questa prevedeva la ripartizione delle vendite in paesi quali Egitto, Romania, Grecia, Bulgaria, Turchia ed Asia Minore.
Questi impedimenti, uniti alla temporanea chiusura del nodo ferroviario di Sulmona determinarono un sostanziale calo delle vendite nell’Italia Meridionale.
Nel 1923 ci fu, inoltre, un importante accordo tra SIPA e Carburo di Calcio per eliminare la concorrenza della Kerka in Italia. Seguì a questa iniziativa un nuovo accordo tra SIPA e Kerka per la vendita fino al 1939 della calciocianammide prodotta da quest’ultima.
Nonostante tutto, all’inizio del 1924, la SIPA mostrava un’esposizione debitoria di circa 25 milioni di lire: il risanamento societario richiedeva la vendita di alcuni impianti. Fu così che l’8 marzo 1924, il Consiglio d’Amministrazione mise in cantiere un progetto di fusione SIPA-Società Piemontese Carburo-Società Agraria di Domodossola. La SIPA alienò lo stabilimento pianodortese con un conseguente aumento di capitale da 10 a 15 milioni di lire.
Dopo appena cinque mesi, il 6 Agosto del 1924, avvenne finalmente la svolta epocale: il nucleo industriale di Piano d’Orta passò alla Società Marchigiana di Concimi e Prodotti Chimici di Roma capitanata dall’Ing. Guido Donegani. Insieme agli impianti, questa acquisì anche il sistema di raccordo ferroviario e fu autorizzata dalle Ferrovie dello Stato ad ampliare e potenziare gli scali.
L’aspetto più rilevante della gestione della fabbrica di Piano d’Orta da parte della Marchigiana fu senza dubbio l’avvio nell’estate 1926 del ciclo di produzione dei superfosfati.
Il progetto espansionistico dell’Ing. Donegani produsse sull’impianto pianodortese effetti immediati.
Questi si concretizzarono il 29 Maggio 1929 quando la Montecatini, colosso chimico dell’epoca, rileva lo stabilimento dell’Orta: tale intervento coincideva con un’intensa attività svolta dal governo per il miglioramento dell’attività agricola, ritenuta una colonna portante dell’economia nazionale.
Tali misure si rendevano necessarie per contrastare la tremenda crisi del ’29. Il crollo della borsa di Wall Street portò in tutti i mercati mondiali un eccesso di produzione e con un abbassamento dei prezzi. Tale situazione richiedeva una riorganizzazione delle economie in funzione dei nuovi prezzi così da rilanciare i consumi. Il colosso italiano della Montecatini rilevò imprese di piccole e medie dimensioni diversificando l’attività in diversi settori dell’industria chimica.
L’acquisizione dell’impianto elettrochimico di Piano d’Orta ebbe grande importanza e si inserì nel quadro nazionale della ripresa economica. Lo stabilimento abruzzese avrebbe continuato e potenziato i cicli del Solfato di Rame e dei Concimi Solfatici mentre fu dismesso l’impianto della Calciocianammide. Nell’ottica dell’integrazione delle consociate, le produzioni di Carburo e Cianammide furono spostate a Domodossola e Sait Marcel (SIPA) ed a Collestatte e Papigno (Carburo di Terni).