Gli anni Trenta

La fabbrica e il villaggio industriale

LA MONTECATINI E IL VILLAGGIO INDUSTRIALE: NASCONO I “PIANODORTESI

La filosofia della Montecatini era volta ad instaurare un rapporto di intesa e fiducia tra la direzione ed i dipendenti con conseguente giovamento per tutto il ciclo produttivo.

Tale filosofia permise che tutt’attorno al nucleo industriale pianodortese, iniziarono a nascere numerosi servizi primari e secondari finalizzati al benessere della popolazione.

Agli inizi degli anni trenta anche l’assetto urbanistico era ormai impostato ed il piccolo centro abitato comincia a svilupparsi lungo i due principali assi viari della Strada Statale n° 5 Tiburtina Valeria e la Strada Provinciale per Torre dè Passeri.

Ispirandosi agli aggregati industriali europei, la Montecatini promosse numerosi interventi per educare i dipendenti all’etica del lavoro ed ai valori sociali.

Gli operai erano protetti da un’attenta politica anti-infortunistica fondata su due concetti:

  • Bonifica Tecnica: utilizzo di macchinari sicuri e cura della manutenzione degli stessi
  • Bonifica Umana: i dipendenti venivano educati al lavoro ed istruiti riguardo ai rischi che la loro attività comportava

L’informazione sulla sicurezza venne promossa con due opuscoli in cui erano riassunte le direttive da rispettare sul lavoro:

  • Assistenza igienico sanitaria negli impianti industriali
  • Assistenza sociale agli operai

Questi manuali riguardavano i pericoli derivanti dall’attività lavorativa e diffondevano le principali precauzioni da prendere durante i cicli produttivi. Tra queste ce n’erano alcune basilari:

  • usufruire del bagno con fornitura gratuita di asciugamano
  • uso dello spazzolino da denti
  • cambio settimanale degli abiti da lavoro

Il Servizio Medico Aziendale, nato come piccolo ambulatorio, raggiunse alti livelli di organizzazione paragonabili a quelli dei piccoli ospedali dell’epoca. 

Erano garantiti i servizi sanitari di base e la somministrazione gratuita di farmaci ed antidoti per prevenire malattie collegate all’attività lavorativa.

Nel 1939 l’organico sanitario della Montecatini ammontava a 13 unità accompagnate da 92 Consulenti Sociali incaricati di monitorare le condizioni igienico-sanitarie degli operai fornendo, dove fosse necessario, anche assistenza sociale alle famiglie che abitavano nel villaggio costruito intorno alla fabbrica.

A differenza degli altri due nuclei produttivi di Bussi e Pratola, in cui i complessi residenziali erano situati in aree periferiche, lontane dal centro urbano, nel “Villaggio Operaio” di Piano d’Orta la matrice urbana si fuse con il complesso industriale. Tale unione venne indicata come un esempio di organizzazione e modernità.

Questo era un complesso dotato di tutti i servizi essenziali per la vita delle persone e di luoghi dove trascorrere momenti di svago ed aggregazione. C’erano campi di calcio e tennis, rappresentazione di una condizione privilegiata, la sala cinematografica (la prima della Val Pescara), il Dopolavoro con sale da gioco e il biliardo. Erano presenti la mensa, il refettorio e spacci aziendali che garantivano benefici economici ed erano provvisti di ogni tipo di prodotto.

Venivano, inoltre, organizzate manifestazioni culturali, colonie estive per i figli dei dipendenti e gite sociali.

Nell’immaginario la complessità urbanistica raggiunta dall’impianto pianodortese rielabora la descrizione fornita dalla delibera comunale del 1900 in cui Piano d’Orta viene descritta come “località isolata, lontana dai centri abitati”.

Sul finire degli anni trenta, il “Villaggio Operaio di Piano d’Orta” era ormai considerato da tutti come una “piccola ed accogliente cittadina” ed i suoi abitanti cominciavano ad essere indicati con l’appellativo di “pianodortesi”.