La Seconda guerra mondiale
Dalla militarizzazione, all’occupazione nazi-fascista fino alla tragedia dei bombardamenti
IL “NUOVO RIARMO”: SVILUPPO DELL-INDUSTRIA BELLICA NELL-ALTA VAL PESCARA
Con l’inizio del secondo conflitto mondiale gli stabilimenti di Piano d’Orta, Bussi e Pratola Peligna, sinergici tra loro, vennero di nuovo militarizzati e resi organizzativamente dipendenti dal Ministero della Difesa. Inizialmente le produzioni vennero potenziate, soprattutto quelle di Acido Solforico, Glicerina, Acido Nitrico, Metanolo, Etilene e Clorati.
Per gli impianti di Bussi e Pratola furono previsti addirittura degli ampliamenti coordinati dal Ministero della Guerra. Tali interventi permisero la produzione di Formaldeide, Atropina e Pentaeritrite, tutte sostanze finalizzate alla fabbricazione di esplosivi T4 e P5.
IL PERIODO PREBELLICO: LA CRISI PRODUTTIVA ED OCCUPAZIONALE
Su scala nazionale, gli effetti del conflitto sulle aziende del gruppo Montecatini si fecero sentire ancora prima che l’Italia entrasse in guerra. Nel corso del 1939, le ripercussioni negative si ebbero sia sul fronte dei cicli produttivi (in particolare per il settore dei concimi chimici) sia sul piano occupazionale.
Da un lato, infatti, ci fu una crisi nell’approvvigionamento di materie prime. Inizialmente si registrarono ritardi nelle spedizioni a causa dell’insufficienza dei vagoni ferroviari. Di lì a breve cominciarono ad essere ridotte le scorte di lubrificanti e combustibili, razionati dal governo vista l’imminente entrata in guerra.
Cominciarono a scarseggiare Stagno vergine nelle lavorazioni di Acido Solforico ed il Piombo. Persino le batterie utilizzate dai macchinari divennero difficili da reperire. Il problema più grande restava, infine, quello del Rame necessario per la costruzione delle linee elettriche. Questo venne sostituito con l’Alluminio che già nei primi mesi del 1940 divenne insufficiente. La Direzione Approvvigionamenti della Montecatini fu, dunque, costretta a varare un piano nazionale per la raccolta e la spedizione dei rottami di Alluminio agli stabilimenti dell’INA dove tali materiali venivano fusi e trasformati in panetti di Alluminio al 95,5%.
In questo contesto, lo stabilimento di Piano d’Orta nel corso del 1940 spedì ad una serie di consorelle tubi di ghisa per condutture, travi di ferro e diversi macchinari per un totale di 4.413 unità.
Dal punto di vista occupazionale, invece, la “chiamata alle armi” diminuì la forza lavoro disponibile: quest’ultimo inconveniente venne inizialmente attenuato con l’istituzione di un terzo turno lavorativo ed attraverso il convogliamento delle maestranze specializzate verso cicli produttivi strategici.
Di fronte ad una situazione generale che continuava a peggiorare, i vertici della Montecatini decisero di adottare un programma che prevedeva la diluizione a livello massimo nel tempo dei cicli industriali, allo scopo di evitare interruzioni e, nello stesso tempo, contenere il licenziamento in massa delle maestranze.
Il piano adottato dalla fabbrica di Piano d’Orta prevedeva la riduzione delle aliquote dei vari costi di produzione, di esercizio e di spedizione. Al gruppo dirigente venne assegnato il non facile compito di distribuire con razionalità la manodopera, adeguandola alla minore capacità produttiva dello stabilimento. Pertanto, le lavorazioni con carattere di discontinuità (macinazione, impasto, estrazione) furono concentrate in periodi di tempo piuttosto brevi. Ciononostante il rallentamento forzato della produzione provocò una drastica riduzione del numero delle maestranze.
Inizia la Seconda Guerra Mondiale
Alla vigilia della guerra, nello stabilimento di Piano d’Orta erano impiegati in media 180 operai, che aumentavano fino ad un livello massimo di circa 300 nelle stagioni di punta, coincidenti con le campagne di spedizione. Negli anni cruciali del conflitto, il numero fisso delle maestranze si ridusse ad un centinaio, mentre l’impiego di personale stagionale registrò una diminuzione più contenuta.
A conferma del difficile momento che attraversava il comparto dei fertilizzanti chimici della Montecatini, nel gennaio 1941 fu avviata in alcuni stabilimenti, tra cui Piano d’Orta, la preparazione di anticrittogamici a basso titolo di rame (in particolare ossicloruri), i quali ben presto si imposero sul mercato, riducendo notevolmente le vendite di rame. La produzione di Anticrittogamici Ramati PI ebbe inizio il 1° aprile 1941 e terminò il 1° luglio 1942.
Negli anni cruciali del conflitto il ruolo strategico e militare dello stabilimento di Piano d’Orta crebbe notevolmente in particolare nel settore dei rifornimenti di ceneri di pirite agli stabilimenti siderurgici.
Il 23 marzo 1942, la Società ILVA di Genova aveva stipulato con le Ferrovie dello Stato la convenzione numero 1040: per far fronte al crescente fabbisogno di acciaio dell’industria bellica, “le spedizioni di ceneri di pirite al polo siderurgico di Bagnoli, avevano la precedenza assoluta, inoltre, la Montecatini, “nell’ambito dei provvedimenti adottati dalle Ferrovie dello Stato in dipendenza dello stato di guerra”, si sarebbe impegnata con maggiore sollecitudine alla realizzazione di tale programma. Fino all’agosto 1943, dallo stabilimento di Piano d’Orta partirono alla volta di Bagnoli 45 mila tonnellate di Polveri di Pirite.
Sempre in quei giorni, l’8 luglio 1943, la Sede Centrale di Milano ordinava alla direzione di Piano d’Orta di costituire presso lo stabilimento un deposito per lo stoccaggio di materiali e macchinari della fabbrica di Crotone, gestita dalla Ammonia e Derivati, Società Generale per i Prodotti Azotati Sintetici, una delle consociate del gruppo. “Tutte le spese che codesta fabbrica sosterrà per svincoli, affrancazioni, messa a magazzino e sistemazione di tali materiali, dovranno essere imputate dettagliatamente al conto della Amministrazione Centrale, per essere portate a debito della Gestione Azoto”.
Novembre 1943: a Piano d’Orta inizia la “gestione aziendale nazista”
La situazione per i nuclei industriali di Piano d’Orta, Bussi e Pratola Peligna precipitò nel 1943 quando iniziarono le prime, tremende azioni militari finalizzate inizialmente alla gestione aziendale degli impianti industriali e, successivamente, al rastrellamento ed alla distruzione degli stessi.
Viste le sempre crescenti difficoltà nei trasporti ferroviari delle materie prime, a partire dal 1° Gennaio 1944, le spedizioni ferroviarie entrarono a far parte dei Programmi Speciali Mensili, rapporti ordinati tassativamente alla Montecatini dal Rustings und Krieg (Ruk) (Ufficio Strategico ed Operativo del Comando Italia Armamenti e Produzione Bellica), con sede a Milano.
L’8 gennaio, il complesso elettrochimico nei tre paesi di Bussi, Pratola Peligna e Piano d’Orta, iniziò a pianificare i progetti mensili coordinati dal generale Leyers, incaricato generale per l’Italia per conto del Ministero del Reich per gli Armamenti e la Produzione Bellica.
Peraltro, il controllo del Ruk nella gestione industriale del gruppo Montecatini diventò particolarmente pesante.
Il 5 gennaio 1944, il generale nazista Leyers diramava una circolare alle fabbriche della Montecatini controllate dai tedeschi: “[…] La tranquillità del lavoro è ritornata in quasi tutti gli stabilimenti. Tuttavia, secondo gli avvenimenti degli ultimi tempi e le relazioni che mi pervengono, dimostrano che elementi nemici e comunisti continuano a lavorare e molto attivamente per eccitare le maestranze che invece desiderano lavorare”.
Le misure prese da Leyers per contrastare “la propaganda nemica” furono particolarmente energiche. Ogni direttore doveva sorvegliare lo stabilimento “[…] in relazione agli umori ed al comportamento degli operai, vietare la distribuzione di manifesti sovversivi e, se trovati, spedirli all’Ufficio Politico della Ruk. Gli operai e gli impiegati che distribuiscono questi scritti devono essere subito denunciati al comando di polizia. Tutti i Direttori, i Capi-Servizio e i Capi-Officina devono subito essere al corrente di quanto sopra e collaborare. Gli scioperi devono essere vietati”.
Da parte sua, la direzione della Montecatini si preoccupò di inviare la circolare, chiedendo la “massima collaborazione ai direttori degli stabilimenti”. Ma lo fece in ritardo, l’11 Marzo, a dimostrazione del fatto che i tedeschi stentavano a controllare in pieno l’intera struttura aziendale.