La Montecatini

Strategia societaria del gruppo industriale

DAL 1900 ALL’ACQUISIZIONE DELL’IMPIANTO PIANODORTESE

I successi della Montecatini erano principalmente dovuti ad una brillante strategia industriale. In particolare nel periodo compreso tra i due conflitti mondiali gli avvicendamenti a livello dirigenziale e le numerose fusioni societarie hanno portato non solo l’impianto pianodortese ma l’intero gruppo industriale ad occupare posizioni dominanti nell’ambito del mercato chimico italiano.

Analizzando la condizione dell’industria chimica italiana nei primi del novecento, si nota come questa soffrisse di una grave arretratezza: i consumi di soda, ad esempio, erano soddisfatti dalle importazioni provenienti dalle fabbriche francesi della Solvay. Sempre nello stesso periodo, la Pirite era, invece, distribuita dall’“Unione Piriti” a sua volta controllata dall’“Unione Concimi”. Come noto, numerose società operanti in diversi settori industriali aspiravano al controllo dell’“Unione Concimi” e fra queste era presente anche la Montecatini.

Dal punto di vista storico, la prima ragione sociale del gruppo industriale risale al 26 Marzo 1888 come “Società Anonima delle Miniere di Montecatini” mutata prima in “Montecatini – Società Generale per l’Industria e l’Agricoltura” successivamente in “Montecatini – Società Generale per l’Industria Mineraria e Chimica”.

Nel 1910 avvenne il trasferimento della sede centrale da Roma a Milano. Nello stesso anno il Gruppo Chimico ingloba la preziosissima “Unione Concimi” riuscendo ad assicurarsi l’intero mercato delle Piriti. Questo fatto mutò la strategia industriale della Montecatini che da semplice fornitrice di materie prime, divenne leader nelle produzioni industriali italiane.

Nel 1913 si dette vita alla “Società per lo sviluppo dei Superfosfati e prodotti Chimici” (SIPA) con l’intento di instaurare rapporti con i principali consumatori italiani di Pirite e godere, per molti anni, della certezza di avere sicuri affidamenti circa il collocamento di un importante quantità di quel minerale.

Tali intenti furono ribaditi appena due anni dopo “[…] Noi abbiamo ferma convinzione che una volta superata la violenta bufera che imperversa sull’Europa (la Prima Guerra Mondiale), si attiverà un periodo attivissimo di domanda di materie prime […]. In questo convincimento noi continueremo a sviluppare interamente il nostro programma in modo che la nostra società possa partecipare attivamente alla ripresa.” (Montecatini, Relaz. Assemblea Generale Ordinaria del 27 Marzo 1915).

Grazie a questa politica, nel 1918, la Montecatini è padrona del 98% del mercato nazionale del Rame e del 79% di quello delle Piriti.

Nel 1920, anno cruciale nella storia aziendale della Montecatini, avviene la fusione con l’Unione Concimi di Milano e la Società Prodotti Chimici, Colla e Concimi di Roma, senza dubbio le maggiori imprese italiane nel settore. Con l’assorbimento delle due società, la Montecatini di Milano elevò il suo capitale sociale a 200 Milioni di lire divenendo così una delle più importanti aziende del paese.

In questo modo, agli inizi degli anni venti, la Strategia della Montecatini era chiara: controllare l’intero settore dei prodotti chimici per l’agricoltura quali Perfosfati, Acido Solforico, Solfato di Rame. Così l’amministratore delegato si rivolgeva ad i soci “[…] Il programma pel quale abbiamo richiesto ed ottenuto all’unanimità in Vostri suffragi, e pel quale abbiamo duramente lottato vincendo ostacoli gravi di ordine diverso, è ormai realizzato. Abbiamo così congiunto alla fonte di produzione delle materie prime esistenti nel nostro paese, necessarie all’industria dei fertilizzanti, i grandi enti che quell’industria esercitavano.” (Montecatini, Relaz. Assemblea Generale Ordinaria del 26 Marzo 1921).

Un importante punto di svolta si ebbe il 26 Maggio 1921 con l’incontro tra l’Ing. Guido Donegani ed il giovane Ing. Giacomo Fauser che aveva messo a punto il metodo di produzione dell’Ammoniaca sintetica mediante procedimento elettrolitico. Dopo appena cinque giorni, il 31 Maggio, il Donegani, descritto come una figura lucida e lungimirante in grado di prevedere sempre nuove opportunità di sviluppo, insieme con il Fauser ed Ettore Conti diede vita alla “Società Elettrochimica Novarese” le cui quote erano ripartite per il 50% Montecatini, 25% Fauser e 25% Conti. Questa società realizzò un impianto pilota per la produzione dell’Ammoniaca Sintetica mediante elettrolisi nel quale la colonna di sintesi fu realizzata con un vecchio cannone di una corazzata!

Nell’Autunno del 1921, lo stesso Donegani costituì la “Società Italiana Ammoniaca Sintetica-Processo Casale” (S.I.A.S.). Questa era formata dal Dr. Casale, responsabile del procedimento produttivo, l’Ing. Cairo della “Carburo di Calcio”, l’Ing. Orlando della “Terni” e l’Ing. Donegani della “Montecatini”. Grazie a questa fusione fu possibile l’apertura di un impianto per la produzione di Ammoniaca mediante il “Procedimento Casale” a Terni, area ricca di energia elettrica.
Occorre specificare che le Società appena citate furono la concreta risposta della Montecatini alle sollecitazioni del Governo italiano a trovare soluzioni alternative per la produzione di Ammoniaca Sintetica il cui monopolio era fino ad allora detenuto dalla Germania.

Nel 1922 la Montecatini costituisce insieme ad altre imprese del settore estrattivo la “Società Italiana Consumatori Esplosivi” nel tentativo di espandersi anche nel campo bellico.

Due anni più tardi, nel 1924, la “Società Marchigiana di Concimi e Prodotti Chimici”, controllata sempre dall’amministratore Donegani, rileva la S.I.P.A. e, dunque, anche la fabbrica di Piano d’Orta. Tra il 1923-24 le cifre dell’Impero Montecatini erano già impressionanti: la società gestiva direttamente 35 stabilimenti di perfosfati e di acido solforico, rispettivamente il 70% ed il 60% del mercato nazionale dei due prodotti, controllava quasi 1/3 del mercato del solfato di rame.

Intanto nel 1926, l’Ing. Fauser ottenne Acido Nitrico concentrato direttamente dall’ossidazione dell’Ammoniaca: questo processo divenne di fondamentale importanza per la produzione di esplosivi.

In poco più di dieci anni, la Montecatini espanse il suo controllo su quasi tutti i settori industriali, in particolare in quello chimico.

Alla fine del 1929 controllava ben 44 società ed alle sue dipendenze aveva circa 18.000 operai. Le sue produzioni coprivano a livello nazionale:

  • l’80% delle Piriti Italiane;
  • il 55% dell’Acido Solforico;
  • il 62% dei Perfosfati;
  • il 65% del Solfato di Rame;
  • il 66% dei Concimi Azotati;
  • poco meno dell’80% dell’Acido Nitrico. 

Proprio nel 1929, anche Piano d’Orta diventa “patrimonio della Montecatini”.